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Visualizzazione dei post da marzo 31, 2016

Il fascino dell'analogico

Un blog giapponese ospitato su Tumblr celebra con una carrellata di semplici foto, la classe ed il fascino di vecchie glorie della fotografia. Ogni appassionato su questo blog può postare foto delle proprie fotocamere a pellicola. Troviamo macchine che pensavamo estinte ed altre che invece non conoscevamo affatto , tanto siano esse rare. Il bello è che queste foto, per lo più scattate per strada, ci mostrano le fotocamere in un tale stato di conservazione (che lascia intendere un utilizzo a tutt'oggi) che accendono la voglia di rispolverare la vecchia macchinetta del papà, abbandonata nell'armadio per anni perché il mercato semplicemente ci imponeva scelte commerciali votate al digitale. Però, badate bene, è alto il rischio di ammalarsi di vintageria, la mania di molti di noi, appassionati di fotografia consapevoli che, tutto sommato, il digitale non è poi tanto affascinante, in quanto fredda espressione di una realtà riletta da un processore. Anzi, al contrario, ci in

Sera del 26 gennaio

2011 Sera del 26 gennaio. Domani è il giorno della memoria. Dopo domani sono quattro anni che mio padre mi ha lasciato. Nel mio notes ho una piccola foto del 72. Io avevo l’età di mia figlia,11 anni; mio padre la mia, 52 anni. Sulla Romea, dietro si intravede la mitica Prinz,la saponetta. Andavamo a Venezia. Ricordo pochissimo di quel viaggio con lui. Il tempo ha sepolto tutti i ricordi, rimane solo questo piccolo scatto. Mio padre già completamente stempiato,sorridente mi teneva sotto braccio. La guardo,miro la piccola data in nero sul margine bianco. 1972-2011 Una vita,una strada,un viaggio,un sorriso,un ricordo, un dolore lunghissimo al cuore. Contributo Sergio iezzi #sergioiezzi #contributi #fotografiascritta #poesia #prinz

Invito alla lettura R. Barthes, La camera chiara. Nota sulla fotografia

«Ciò che la Fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta». La potenza dell’immagine fotografica è racchiusa in questo gioco di presenza e assenza: sappiamo che ciascun evento è irripetibile, eppure ci illudiamo di poterlo fissare in eterno nella cornice della rappresentazione.  Da queste riflessioni prende le mosse il saggio di Roland Barthes La camera chiara, una nota sulla fotografia che il celebre semiologo scrive pochi mesi prima di morire e che risulta un testo denso, in grado di parlare sia a profani, sia a un pubblico di esperti dell’arte di Nadar. Ciò è dovuto alla scelta dell’autore di staccarsi dal «linguaggio critico» per privilegiare la prospettiva autobiografica. Nella prima parte, Barthes si inventa una fenomenologia «vaga, disinvolta, addirittura cinica» che gli permette di muoversi a metà tra scienza e soggettività. Egli indaga la fotografia non come tema, bensì come «ferita», che si inscrive nella sfera dell’interiorità e dei sentimenti. Questa

Ready for the country

Sono anni che cerco di capire come Harvest di Neil Young sia annoverato tra i 100 album della storia del rock. Ho cercato più e più volte di trovare una spiegazione al fatto che centinaia di critici, musicisti e semplici appassionati lo abbiano elevato a capolavoro del conutry-rock. Svariate volte l'ho inserito nel lettore per un ascolto consapevole ma alla terza traccia l'ho dovuto tirar via con la ripromettendomi di regalarlo a qualche amico alla prima occasione. Sarà stato il mio cronico attaccamento ai supporti musicali (leggasi gelosia), per i quali mi reputo discreto collezionista, o la mancata presenza di un amico al momento di tirar via il cd dal lettore ma, ad oggi, il "capolavoro" Harvest è ancora a casa mia, anzi, proprio per continuare nell'opera di approfondirne la comprensione, l'altro giorno l'ho caricato sull'iPod dimenticandomene completamente.  Ebbene oggi, a distanza di svariati giorni, nel percorrere a piedi il tragitto quotidiano